Emidio Dini, oggi

 

I primi tempi furono duri...

Fui inviato alla scuola ACAL nel lontano ’54 dal Dott. Alberti della Camera di Commercio di Modena titolare ufficio brevetti. Ero appena diplomato e cercavo di quadrare il bilancio con lavoretti del genere.

La prima sensazione, quando incontrai don Dorino, fu negativa. Mi sembrò piuttosto burbero, ma in un batter d’occhio l’impressione cambiò, mi prospettò di insegnare disegno e tecnologia all’ACAL, accettai con entusiasmo.

I primi tempi furono duri, i programmi imposti dal Ministero dell’Industria che gestiva i corsi per disoccupati erano inadeguati, io proposi modifiche che don Dorino accettò con entusiasmo nonostante intravedesse difficoltà a fare passare tali programmi ai dirigenti che li avevano formulati, dettati più da spirito di economia che dalla bontà delle soluzioni.

Nonostante tali problemi don Dorino mi incaricò di impostare subito i nuovi programmi che riteneva più adeguati promettendo che avrebbe fatto di tutto per farli approvare.

Da questa disponibilità di don Dorino trasparve subito la personalità e la lungimiranza della funzione della scuola ACAL.

Pur essendo un prete, quindi con preparazione non attinente alla meccanica, comprese che si doveva andare per quella strada a tutti i costi, e così si fece.

Mi confidava tutte le difficoltà per fare accettare tali proposte, ma non mollava mai.

Parallelamente don Dorino lavorava per la costruzione delle nuove aule, dei capannoni (mentre noi si insegnava in canonica).

Nel contempo coltivava amicizie con la presidenza della FIAT di Torino allora esercitata dal grande pioniere e ristrutturatore di tutta la fabbrica, il prof. Vittorio Valletta per avere aiuti… e consigli.

Che dire di un uomo, prete con tante qualità? Che dire di un uomo che ha sacrificato una posizione comoda come quella raggiunta nell’Arcivescovado di Reggio Emilia, solo con il pensiero e la volontà di fare del bene a giovani disastrati quali erano quelli di Borgo Venezia e limitrofi?

Che dire della mentalità proiettata talmente in avanti da farlo riconoscere come un precursore dello sviluppo di Sassuolo?

Purtroppo, come quasi tutte le persone che dedicano la loro vita per il bene degli altri e della società, anche lui, qualche volta, fu pagato con insulti, disprezzo, calunnie.

Ma anche la società sassolese non è stata benigna con don Dorino, a cui molti industriali, professionisti ed il popolo tutto, devono in parte ciò che hanno raggiunto, sia a livello tecnico che a livello economico!

Nessuno si è levato a sua difesa per riabilitare l’uomo che ha precorso i tempi e ha indicato quale era la strada per lo sviluppo di Sassuolo e dintorni per gli anni successivi.

Io sono uno di quelli che non avrà mai pace fino a quando la figura di don Dorino Conte non sarà riabilitata ufficialmente, e non sarà dato il suo nome alla scuola che è nata per merito suo.

Emidio Dini